venerdì 17 febbraio 2017

TRAMONTO

Risanato il piccolo (e breve) malessere “caraibico”, è arrivato il momento di dare tutto per recuperare il tempo perduto. Al risveglio brutte notizie: batterie scariche! L’intenso lavoro di ieri ha consumato parecchie risorse e così siamo costretti ad attendere l’aiuto del sole! Sbrighiamo le operazioni mattutine al buio. Colazione lampo a base di… acqua fredda e the non infuso, e che il lavoro abbia inizio!
Le parole non servono più oramai: Riccardo ed io con stucco e rullo, e il prof. con i colori ad olio per ravvivare i disegni martoriati dagli attimi di “artisteria” dei piccoli ospiti della Kay con ogni utensile utile ad apportare modifiche! È impressionante come qui non ci si senta mai soli, nell’aria echeggiano canzoni ormai note, ci si sente a casa.
Non è facile guardare negli occhi questi bimbi, hanno tutti qualcosa da raccontare, non è possibile colmare quel bisogno di affetto che si percepisce in ognuno di loro. Non può bastare un abbraccio o un sorriso, ci vorrebbe qualcosa di più, ancora, e ancora…
È quella necessità innata in ognuno di noi ma che qui si rivela in tutto e per tutto nella sua essenza: sono gli abbracci che non vengono risparmiati e le piccole pesti ringraziano. Da quando siamo arrivati il desiderio di assistere allo spettacolo del tramonto sul Mar dei Caraibi, ci gira per la testa, e ora… sembra sia arrivato il momento. La nostra ultima occasione per ammirare e assistere a qualcosa di indescrivibile. Mettiamo per un attimo il lavoro in stand-by e ci incamminiamo verso il mare. L’occhio viene richiamato da qualcosa in cielo: un aquilone! Un bellissimo aquilone artigianale fatto di matite colorate che vola alto nel cielo arancione di Port Au Prince. Mi guardo attorno e mi stupisco del gran numero di bambini che popolano l’immensa bidonville e che si riversano qui: non è davvero “facile” per loro.
Il sole attende il nostro arrivo per cadere dietro la linea blu del Mar dei Caraibi. Affonda in questo mare, in questo istante in cui la testa si svuota, così come il corpo si alleggerisce di ogni fatica. Si può solo esser contenti per la grande occasione ricevuta di aver incontrato questa gente, conosciuto questi luoghi straordinari. Pian piano il sole svanisce all’orizzonte e noi possiamo far ritorno alla Kay. 



Al nostro ritorno suor Marci, nel buio della sera, è determinata a concludere un lavoro che davvero non può essere rimandato… si collabora tutti insieme, il lavoro va concluso, siamo determinati ad andare via da qui con un pezzetto concluso. Ci bastano sguardi per capirci e intenderci. Nel buio della sera, cazzuole alla mano, stucco e via che si lavora ancora… era solo uno stand-by!




E poi, tra il vento che sposta le fronde e le grandi palme che ci circondano, il lamento di una bimba immediatamente placato dal giungere del sonno, mi rendo conto che domani sarò già in un altro mondo, in quello che sento il “mio” mondo, dove porterò quello sguardo che qui è stato ravvivato, per essere grato a questo dono ricevuto nella terra delle Antille.
Matteo

RIVOLUZIONE


Il sole tramonta in un panorama scenografico se non fosse per la marea di rifiuti che sostituisce la spiaggia e per la latrina pubblica che è necessario attraversare anche solo per scattare qualche immagine… anche questa è Haiti! 
  



Intanto, nella Kay si fa buio e il silenzio regna tra le casette, è una pace immersa in un vero casino di vite, in un vero ammasso di umanità tra lamiere e sudiciume… l’uomo pare ce la faccia anche così. Ma la tenerezza di questi bimbi e di queste bimbe accoccolati nei loro lettini, ci saluta per l’ultima notte nelle Antille, sono loro i veri rivoluzionari, coloro che insegnano a credere nell’uomo e nell’umanità che li circonda, ricordandoci che chi non crede nell’essere umano non è e non potrà mai essere un rivoluzionario.



Quella che parte dalla Kay è una strada fatta di bellezza, di germogli ma anche di immensa tenerezza e semplicità. Chi compie questo atto rivoluzionario di tenerezza ne è forse inconsapevole al momento ma sa, come amava ripetere un “vicino di casa” di queste terre, che una rivoluzione non è un letto di rose ma una lotta tra il futuro e il passato.


Diceva il filosofo Camus che la bellezza non fa le rivoluzione ma viene un giorno in cui le rivoluzione hanno bisogno della bellezza: grazie Kay Pe’ Giuss, i tre “rivoluzionati” bonfantiniani si congedano da te, ma solo fisicamente, con il cuore e con i passi sono e saranno con te!
prof. G.

CROLLI

Splende il sole sulla Kay ma le ultime giornate sono state un po’ funestate da un “fuori servizio” turnato dei tre bonfantiniani. Prima Riccardo con un malessere iniziale, poi Matteo messo k.o. per un’intera giornata e ora il prof. che si è giocato l’uso delle mani per qualche ora. C’è tanto da fare alla Kay, le piante richiedono energiche potature e cure ma anche le casette reclamano urgenti lavori strutturali che qui si deve imparare ad eseguire considerando mille “ma”, mille “se” e la possibilità di lavorare con attrezzature elettriche solo quando il sole è alto, e l’energia possa essere catturata dai pannelli solari. Tra i quasi 130 bimbi della Kay, intanto, si sta diffondendo la varicella che li rende un pochino spenti per qualche giorno ma pur sempre presenti e pronti ad aiutare a stendere il cemento… con le mani, a scavare buche nella terra… con le mani, a pulire attrezzi intrisi di colle, cementi… con le mani. Le stesse mani che al risveglio, alle 5 del mattino, ti cingono e reclamano un affetto così spontaneo e bello che ogni fatica possa già essere accantonata all’istante. 


Le mani di Katherline, bimba di 9 anni appena, bloccata su una sedia a rotelle, che nutrono i più piccoli all’ora di cena. 


Le manine di Dieudonè che sembra aver dimenticato tutte le notti passate in piedi due anni fa a “svuotare biberon”, che ora cingono il collo del prof. o salutano con il pugnetto faticosamente aperto. 


Le mani dei bebè che si incrociano nell’ora della nanna. 


Le mani dei piccoli che salutano prima che il loro “trenino” parta per il vicino asilo.
Qui si incrociano le vite di tre ometti malmessi, con le manine di questi bimbi che crescono insegnandoci che nel momento di malessere non serve lamentarsi ma il sorriso può davvero cambiare in meglio ogni cosa. La semplicità sconvolge i piani, stravolge una misura troppo rigida, apre un orizzonte nuovo.
prof. G.


martedì 14 febbraio 2017

BUON COMPLEANNO

dal blog del Vilaj Italyen a cura di suor Marcella Catozza
http://www.vilajitalyen.org/

Come ogni mese ecco arrivata, anche per febbraio, l'attesa festa di compleanno in cui, tutti i bambini nati nel mese, festeggiano.
Fin dal giorno prima le bambine cominciano a preparare le pettinature sempre variopinte con pallini e fiocchetti e le educatrici scelgono dal guardaroba comune i vestiti migliori per i loro bambini.
A chi mancano le scarpe e cerca di procurarsele con metodi più o meno leciti, chi non ha abbastanza capelli per mettere i  fiocchetti e si dispera, chi spera di essere tra i festeggiati perché nessuno qui sa quando sia nato, anche se la parete del “refettorio” è piena di macchinine colorate in ferro battuto, una per ogni bambino accolto nella Kay con il suo nome e la sua data di nascita... ma neanche le madame educatrici hanno capito che possono andare a cercare i propri bambini lì!
Fin dal mattino Nadege ed Angelica sfornano torte. Ormai ne servono una quarantina visto che la festa sostituisce la cena e tutte le casette sono in fermento per la preparazione. Alle cinque si cominciano a disporre tavoli e sedie in giardino, si attacca la musica ed i piccoli “ïnvitati” cominciano ad arrivare.




La presenza di tanti volontari è sicuramente un grande aiuto e non a caso ho scelto questo sabato per la festa di febbraio visto che in questi giorni è con noi anche il mito di tutti i bambini della Kay: il nostro Guido, insegnante del Bonfantini ormai amico più che speciale della Kay e dei suoi abitanti, con Matteo e Riccardo (ndr)


Così tra canti, sketch e danze, la serata di festa ha fatto il suo corso. Un bel momento per tutti, grandi e piccini che mostra i segni di un cammino, lento lento ma che c'è e lo si capiva da come le madame educatrici prendevano  in mano la festa, dopo tanti anni passati a fare da spettatrici.

Non è davvero la pretesa che cambia l'uomo, ma un amore al Destino che sa di libertà.
suor Marci

CASSY

Con gli occhi di Haiti la vita perde i ritmi della quotidianità bonfantiniana o più comunemente italiana, con il cuore di questa gente spesso ci si sente un po’ prigionieri, con gli sguardi dei bimbi si scoprono nuove strade e percorsi di semplicità che sono essenze da respirare a pieni polmoni. Tutto procede in questo mondo sempre vivo, nuovo e spericolato tra il Mar dei Caraibi e la grande bidonville di Waf Jeremie. L’odore pungente e il puzzo delle inesistenti fognature impregna spesso l’aria, falò improvvisati sprigionano diossina, banditi dallo sguardo minaccioso non sembrano volerci far fuori per il momento, mosche e zanzare infastidiscono a più non posso, il caldo e le brevi pause di sonno non giocano certo a favore. 
Ma qualcosa ci smuove, qualcosa continua a provocarci.


C’è una bimba che inaspettatamente spunta alle spalle chiedendo di “guadagnare tempo in un abbraccio”, nell’abbassarsi al suo livello per un bacetto sulla guancia per augurare buon proseguimento di lavoro o buon riposo… è Cassy! La Cassy! 


Una bimba che ha ricevuto una tremenda eredità chiamata AIDS, trovata a vegliare la mamma morta da diversi giorni, nutrendosi di… ... ... avanti questo non deve focalizzare la nostra attenzione!
Questo ora è passato! Ora Cassy si porta con sé un fardello giocandoci come se fosse un amichetto immaginario con cui ha stretto amicizia e con cui sa “trattare”. Lei sorride, lei si sveglia prima di tutte le bimbe della Kay: bellissima nel suo abitino dell’asilo giallo e verde, con i nastrini in testa e le perline tra i capelli, sapientemente composte dalle madame della Kay. Lei chiede a mo’ di sederate il posto vicino a te, mettendo la sua mano tra le tue, affidandosi al nuovo giorno con una semplicità disarmante.
Lei ti abbassa appendendosi al collo, stampandoti un bacio gratuito sulla guancia perché tu sia ancor più caricato a molla nel lavoro che stai compiendo: piante da sistemare ma anche tubature intasate di... lasciamo perdere, sono da sostituire, cementi da stendere, pareti da tinteggiare e quel bacetto è forza! Che bello iniziare la giornata con questa “botta di bene”, con questa bimba rivoluzionaria che porta il suo mostriciattolo a spasso e semina gioia, ne cura i germogli e ne mantiene il vigore. Si parte cercando, ma qui si vive trovando cento volte tanto. Non si impara magari a conoscere specie di piante tropicali di ogni genere e a curarne le malattie (ci son dei larvoni da paura!!!) ma si impara ad avere uno sguardo più libero, più “oltre”, più pronto a rivoluzionare il ritmo del passo monotono in cui si sta “troppo bene”.

Cassy semplifica aggiungendo tenera leggerezza e fa capire che di tutte le cose, la semplicità è la più difficile da copiare! Smack, basen Cassy! Torniamo al lavoro e attendiamo l’immancabile bacetto della buonanotte!
prof. G.

lunedì 13 febbraio 2017

LA NOSTRA ITACA

"Se cerchi la tua strada verso Itaca
spera in un viaggio lungo,
avventuroso e pieno di scoperte.
I Lestrigoni e i Ciclopi non temerli,
non temere l’ira di Poseidone.
Pensa a Itaca, sempre,
il tuo destino ti ci porterà.
Non hai bisogno di affrettare il corso,
fa’ che il tuo viaggio duri anni, bellissimi,
e che tu arrivi all’isola ormai vecchio,
ricco di insegnamenti appresi in via.
Non sperare ti giungano ricchezze:
il regalo di Itaca è il bel viaggio,
senza di lei non lo avresti intrapreso.
Di più non ho da darti.
E se ti appare povera all’arrivo,
non t’ha ingannato.
Carico di saggezza e di esperienza
avrai capito un’Itaca cos’è"



ACQUA AL QUADRATO

I giorni passano e arriva anche la tanto attesa domenica. Ma questa volta non c’è riposo dalla lunga settimana di lavoro. Il tap-tap è già pronto tra le polverose strade della bidonville diretto alla montagna con il quartiere di Petionville, sede, tra le altre, della nunziatura apostolica. Un tragitto in una realtà oramai familiare: i colori accesi degli edifici in muratura tra ferri e lamiere arrugginite, la strade (o presunte tali) affollate sin dall’alba: c’è chi ripara pneumatici di improbabili mezzi, chi salda il ferro per qualsivoglia manufatto. Nel caos del traffico alcuni bimbi si avvicinano alle auto, decisi a pulirle con la speranza di ottenere una moneta, un sacchetto d’acqua, un qualcosa da metter sotto ai denti.
Petionville si avvicina e il paesaggio cambia, l’aria si fa meno pesante, si respira meno diossina e le strade si inerpicano per la montagna. La nunziatura sorge in un grande giardino botanico con specie tropicali, ordinatamente disposte a rendere un angolo di questo mondo bello, accogliente, silenzioso. Si celebra la messa domenicale all’ombra di grandi alberi esotici. La lingua è un limite importante ma qualcosa riusciamo a capire anche noi sprovveduti delle conoscenze dell’idioma di queste terre. L’ambiente che circonda stride con quello della bidonville di Waf Jeremie, appaiono camicie, seppur consunte, cravatte e eleganti abiti coloratissimi… non fa per noi! 




Oramai ci sentiamo a nostro agio a “casa” tra le baracche e l’essenzialità ai margini della capitale haitiana, nella bellezza della Kay. C’è tanto da fare e il completamento della casetta dei piccoli ospiti orfani della Kay è prioritario! Diamo colore, rulli e pennelli alla mano, colori citrouelle e accent joune in faccia e sulle braccia e al lavoro! Piastrelle da attaccare, tubature da rivedere, fosse da spurgare… ma durante il lavoro sono le “piccole presenze” della Kay a coccolare i tre bonfantiniani: sorrisi che incontrano, manine che aiutano, voci che rallegrano.


Si arriva stremati a sera, il sole già è sceso dietro l’orizzonte del Mar dei Caraibi. Ricky decide di godersi questi istanti ma perde, per qualche attimo, il saluto della grande palla incandescente. L’acqua, è il momento dell’acqua! Una doccia! Ma… nulla da fare! Le cisterne pare siano vuote, il camion che doveva passare il controllo dei banditi di Waf non arriva. È successo qualcosa? I banditi hanno creato disordini? Nulla da fare, non arriva, forse un guasto ma di acqua per stasera pare non ce ne sia! Ma tre bonfantiniani si possono arrendere così??? Le conoscenze di idraulica del prof. (zero ma con un non se che di intuitivo!!!), quelle di fisica di Matteo e Riccardo (un pochino di più, mosse da spirito di lavaggio!) mettono in moto le conoscenze. Si sale sulla cisterna nel buio della notte, al chiarore di una luna sempre bellissima! La luce di un telefonino nella cisterna. Non è vuota è tappata!!! Un animale, residui di un’acqua non propriamente limpida, bah, chissà! Creiamo un vuoto, arrampichiamoci sull’imbocco, sturiamo lo sturabile, soffiamo nell’improponibile tubatura per l’aria… tutto ribolle e… acqua sia! Una doccia è garantita. Sia chiaro “doccia” in senso lato, ma pur sempre acqua è!
E la tavola si imbandisce di prelibatezze nostrane: pollo e patate sono la più bella ricompensa condivisa nella gioia di una festa per un’altra volontaria che condivide il nostro cammino.


E intanto sulla Kay e su Waf scende un acquazzone tropicale, al chiaror di luna in un silenzio inusuale che non durerà se non qualche oretta… alla Kay tutto è silenzio e si aspetta il giorno che verrà!
Matteo

domenica 12 febbraio 2017

FESTA!

Se vuoi essere felice per un giorno dai una festa!
Decidiamo di fare molto di più… di esserci, operativi e “sul pezzo”, e di far festa con i piccoli che compiono gli anni in questo mese qualunque, di un anno sconosciuto per i festeggiati… non importa qui è festa! Allora ci si sveglia all’alba, si condivide il primo pensiero del giorno, si mettono mani e teste alla ricerca di soluzioni per convogliare l’acqua in maniera opportuna (perché scrivere “sturare la fossa biologica sostituendo tubi intasati non pare bello!). Riccardo è fuori uso per qualche ora. Cibi non proprio genuini e una notte insonne, lo lasciano/costringono a riposo per metà giornata. Ma dopo un pranzo (a pane e acqua per lui, a “pasta” e broccoli per noi) si torna al lavoro: ricognizione giardino, posa piastrelle per camerate bimbi, pitture colorate per i muri e poi… poi esplode la festa! 


Chi è invitato? Chiunque ci sia con il cuore e lo sguardo libero di chi sa far festa nella semplicità. Ed ecco i piccoli nei loro vestitini migliori! Riccardo è di nuovo attivo, Matteo e il prof. sono due coloratissimi clown caraibici che portano doni (peluche lavati e sistemati a nuova vita) ai piccoli protagonisti. 


C’è Herody con il suo sorriso che vince sulla sua disabilità, c’è l’amico dei vecchi tempi Gesinord che si compiace della sua festa, c’è Angelica, volontaria fiorentina, pasticcera che sforna, nonostante il caldo infernale, quasi 40 grandi torte al cioccolato ed è anche festeggiata. 


Si canta, si danza: esplode l’allegria e la “rivoluzione della gioia” prosegue. Il prof. torna bambinone (a lui forse riesce facile perché lo è, ndr) e intona quei canti che sotto le fronde della natura “contaminata” della Kay, riecheggiano da diverso tempo. È un coro che cambia il cuore di chi ascolta e che rende ciascuno dei presenti ancora più convinto di essere al posto giusto nel momento giusto. Le educatrici “madame” della Kay si scatenano ed è subito sera!


Ancora una volta il tempo è inesorabile, cala la notte tra colorati palloncini che cingono il capo di grandi e piccini; ancora una volta il battito del cuore di ciascuno dei presenti fa eco, la felicità non si contiene. 


Forse siamo qui anche per questo. Germogli che esplodono nella primavera della vita e che rendono consapevoli i “tre piemontesini” che per essere felici è necessario togliere le parole “se solo” e sostituire con le parole “la prossima volta”. E la prossima volta è solo tra qualche ora… il sole sorge di nuovo su Waf Jeremie, manca poco!
prof. G.

ECLISSI

L’aereo atterra quasi rimbalzando sulla pista di Port Au Prince, mentre dai finestrini dell’aeromobile si scorgono i tetti delle migliaia di baracche che si addensano tra le pianure incastrate tra le montagne, in questo anfratto di Caraibi, non proprio da cartolina, non proprio da vacanza al sole. L’odore nauseabondo colpisce le narici, la temperatura dell’aria fa un balzo di quasi 60°C rispetto alla giornata precedente. Il caldo è asfissiante, il volto si imperla di sudore in direzione della costa, dove sorge l’opera della Kay Pe’ Giuss, un tempo enorme discarica della capitale, ora il luogo dove il Bonfa, e diversi suoi studenti, hanno contribuito sulla strada della bellezza.



Ma gli incontri sono sorpresa, meraviglia senza confini, dove un abbraccio è un libro di ricordi, di esperienze e di vissuto… dietro ogni stretta c’è una storia faticosa, una storia di abbandoni, di violenze e di morte. Dietro gli occhi di un piccolo di 4 anni c’è un’infanzia negata fin dai primi momenti, restituita dalle mani e dal cuore generoso di una donna consacrata e di tanti volontari che hanno messo mani, braccia, gambe e bellezza.



Le ore corrono, c’è tanto su cui lavorare e pare che non ci sia mai il tempo necessario: un giardino reclama le cure di questa stagione caraibica ma anche l’orfanotrofio e i suoi oltre 120 piccoli abitanti richiedono attenzione, interventi strutturali urgenti di manutenzione ordinaria e tanto altro. 



Ma inesorabilmente arriva sera. Il sole cede il passo alla luna. Questa è una notte speciale, con gli occhi all’insù, nel buio della bidonville, tra i pochi rumori della notte, accanto a vite allo sbando dei banditi di turno. Pare si attenda un’eclissi. Ma qui nessuno lo sa. La nostra è una conoscenza di notizie lontane, che i nostri telefonini rimbalzano tra i siti più consultati. Nessuno conosce che questo è il momento in cui il sole e la luna si abbracciano proprio come i nostri incontri di oggi. È il momento in cui questo legame straordinario non durerà che pochi istanti, ma sarà abbastanza perché il loro amore continui a crescere, almeno fino a che potranno stare di nuovo insieme ancora una volta, probabilmente più vecchi di qualche anno. È bello vivere un’eclissi all'ombra delle nuvole di queste terre, a distanza di qualche mese, cuore a cuore in una realtà di umanità in ricerca, dove anche il nostro amore per questo mondo e questa gente è cresciuto.
prof. G.

venerdì 10 febbraio 2017

BUFERA

La campanella questa mattina suona molto presto per i due bonfantiniani e per il prof.

Direzione Milano Malpensa, li attende il volo diretto a New York per poi trovare la coincidenza per Port Au Prince, verso le Antille, nel mare che, per molti, è solo quello del pirata Jack Sparrow e della sua “maledetta” e scombinata truppa. Dalla Grande Mela non arrivano buone notizie, 2.800 voli cancellati in poche ore, una bufera di neve in corso e temperature proibitive attendono i tre bonfantiniani.

Ma nulla spaventa! Un ritardo è niente in confronto al desiderio di proseguire il cammino lungo la strada tracciata negli anni passati, in più occasioni, tra gli ultimi di una gigantesca bidonville nello sguardo nuovo che una “rivoluzionaria” suora francescana offre a tutti coloro che mettono le proprie mani a disposizione dell’inatteso. Quasi dieci ore di volo e la Grande Mela si presenta innanzi agli occhi di tre piemontesini intrepidi, abbigliati all’attesa di 40°C caraibici che asciugano anche il sudore nelle terre haitiane. Ma New York non è nei Caraibi, New York è nella bufera! 


L’aereo fatica a trovare la pista di atterraggio tra un vento incredibilmente gelido e un’improvvisa nevicata. Ma non è una città alla stessa latitudine di Napoli?! Ben 19 gradi sotto lo zero percepiti sulla pelle ormai insensibile, poche ore alla ripartenza verso il sud degli Stati Uniti d’America, il centro delle Americhe, l’avamposto degli ultimi: Haiti!. Giusto il tempo di “rendere omaggio” alle fatiche e alle tragedie di questo Paese. Dal Queens verso Manhattan ma fermandosi alla quarantesima strada, ai piedi dell’imponente grattacielo sede del New York Times e via a piedi tra strade innevate, pozze di neve senza fondo che inzuppano le scarpe… ma c’è la voglia di conoscere, di guardare, di scoprire e di respirare una città conosciuta solo attraverso i media, di sfruttare questa occasione unica. 


Si cammina per ore, per strada poco movimento, poche persone, rumori attutiti dall’abbondante coltre nevosa, la giornata è veramente glaciale e i newyorkesi hanno testa! Ma i bonfantiniani senza testa hanno un cuore in movimento e, al chiarore di una luna piena, con le indicazioni generose e sorridenti dei locali, arrivano a Ground Zero. Non c’è nessuno se non qualche uomo impegnato a spargere sale sul ghiaccio dei marciapiedi, l’aria è gelida e lo skyline emoziona e abbraccia tre uomini che osservano sbigottiti il luogo dove il terrore ha interrotto dei percorsi, dei sogni e delle strade. È emozione, raggelata da un vento oceanico che blocca le gambe, fa tremare, disorienta, nel chiarore di questa luna invernale. Qui sono le immagini delle nostre tivù, di quelle due torri, di quei due aerei, di quel giorno… qui sono i colori delle prime pagine dei nostri giornali, qui è la sirena dei camion dei pompieri, qui lo sguardo perso sui volti intrisi di polvere di quell’undici settembre. 

I tre sono ai limiti dell’assideramento ma consapevoli di ricevere un vento speciale, quello che la vela attende intrepida in mezzo al mare. Ora sono pronti a proseguire il loro cammino: questo vento è stato un segno importante, un dono inatteso ma, come scriveva Neruda: “Mi ricevi come il vento la vela. Ti ricevo come il solco il seme”. Hanno ricevuto il dono di uno sguardo speciale, in un luogo intriso di significati, sono preparati ad affrontare la strada di bellezza intrapresa tra gli ultimi di Waf Jeremie ad Haiti, a essere accolti ancora ma ad accogliere abbracci indimenticabili. Sono pronti a restituire l’ossigeno ricevuto a chi fatica a camminare lungo un sentiero. Non potranno toglier loro la salita, non potranno percorrerla accanto a loro tutta la vita ma potranno condividerne dei passi importanti, magari con il fiatone ma con la certezza che la vita è un dono, è un avventura, è meraviglia, è inatteso e la possibilità di condividere un pezzo di cammino nella bellezza è irrinunciabile.

Amava ripetere un filosofo francese: “Traccia ogni solco come se fosse una preghiera, canta ogni versetto come se fosse un seme e scava, scava nel profondo di ogni cosa fino a Dio”.

Ed è di nuovo cielo… verso le Antille!


mercoledì 25 gennaio 2017

HAITI 2017: LA BELLEZZA (CONTINUA) A FARSI STRADA!

Sta per ricominciare l’avventura bonfantiniana in terra caraibica. Dal 9 al 17 febbraio 2017 Matteo Maggiore (5^C), Riccardo Colombo (4^B) con il prof. Guido Rossi saranno ad Haiti, il paese più povero delle Americhe dove vivono oltre dieci milioni di persone prevalentemente di origine africana. La lingua ufficiale è il francese ma, la quasi totalità degli haitiani, parla il creolo, una lingua utilizzata dagli schiavi africani che, nel tempo, è diventata d’uso comune. Nel degrado di queste terre, lavora l’instancabile suor Marcella, classe 1963, missionaria francescana che ha studiato medicina a Milano ma diventa infermiera prestando servizio dapprima in Albania per i profughi kosovari, poi in Brasile in un’isola sperduta del Rio delle Amazzoni e dal 2005 ad Haiti. Suor Marcella è a Waf Jeremie, immensa baraccopoli della capitale Port Au Prince, una delle bidonville più pericolose al mondo.
Waf Jeremie è costruita sulla discarica della capitale, dove le ruspe hanno continuato a recarsi a rovesciare rifiuti anche dopo il disastroso terremoto del 2010. Un giorno d’estate, suor Marcella schierò i suoi bambini che si tenevano per mano davanti alle ruspe per fermarle e le ruspe, finalmente, non tornarono più.
Nella bidonville vi abitano un numero imprecisato di persone (se ne stimano circa 200.000), senza la benché minima condizione igienica: niente acqua, niente latrine, si fa come si può… si usa lo spazio tra le baracche e il mare come latrina a cielo aperto e come immondezzaio e, un paio di volte a settimana, si dà fuoco a tutto!


Dalle pagine di questo blog sarà possibile rimanere aggiornati sulle opere che i bonfantiniani compiranno in terra caraibica: dalla manutenzione del verde creato dal prof. Franco Belloni nelle precedenti esperienze, alla creazione di nuovi spazi verdi e orticoli utili al sostentamento dei piccoli ospiti della struttura, anche scolastica, ai margini dell'immensa bidonville

Ogni giorno parole e immagini di un'esperienza incredibilmente bella! Parole e immagini che testimonieranno quanto la bellezza si sia fatta strada nel tempo, permane e i suoi germogli continuano a diffondersi.

la redazione